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  ♥   IL CONTATTO È NUTRIMENTO alto contatto

Gli esseri umani hanno bisogno di amore, affetto, contatto, vicinanza: questo bisogno nasce con loro.

Il bambino ha bisogno di contatto e di contenimento per l’innato bisogno di protezione.
Per il neonato il contatto con il corpo della madre, o del proprio caregiver, è di vitale importanza per la sua evoluzione psichica e fisica.


Un neonato separato dalla madre subito dopo il parto piange molto di più e manifesta evidenti segnali di stress.
Dopo la nascita è normale che un bambino richieda la presenza e la vicinanza fisica della madre e che instauri con lei una relazione di dipendenza.


Attraverso il bonding si crea quel legame che favorisce l’attaccamento madre-bambino.
Il bisogno di contatto del bambino nei primi anni di vita è elevato e, se soddisfatto, lo aiuterà in una crescita serena in quanto viene coltivata la fiducia, fondamentale per la costruzione della sua autostima.

Tutte le esperienze di contatto plasmano il cervello del bambino e ne favoriscono lo sviluppo.

L'integrazione tra neuroscienze e psicoanalisi, ha ampiamente descritto le modalità secondo cui la relazione d’attaccamento agisce in modo determinante sulla organizzazione del cervello.
Disattenzione e trascuratezza hanno un impatto negativo sullo sviluppo neuronale, che portano un’alterazione dell’emotività che manifesta i propri effetti con dimensioni variabili di impulsività, di instabilità nell’immagine di sé, nell’umore e nelle relazioni interpersonali.

Alto contatto: cosa significa?

Per alto contatto si intende una modalità di accudimento che predilige ciò che la natura ci ha insegnato per milioni di anni e non si limita a nutrire o a tenere asciutto il neonato.

Un accudimento che si sviluppa attraverso: l'allattamento al seno, i massaggi, l'utilizzo della fascia, il contatto “pelle a pelle”, lo sguardo, la voce.
Il neonato necessita di tempo per completare il suo sviluppo al di fuori del grembo materno e durante tutto questo periodo il neonato ha bisogno di essere tenuto in braccio, di essere allattato, coccolato e abbracciato. Insomma, ha bisogno di sentire lo stretto contatto con la madre e i propri caregiver. Attraverso il tatto, prima ancora che con la vista e con l’udito, il bambino fa esperienza della propria identità: inizia a percepire se stesso, gli altri, e a conoscere i propri confini corporei. Se le sue esigenze di contatto vengono soddisfatte, inizia a gettare le basi sicure per la sua autostima.  

Bisogni o vizi?

Secondo la teoria dell’at­taccamento di John Bowlby, psicologo e psicoanalista britannico, si definisce come base sicura quella «da cui un bambino parte per esplorare il mondo e a cui può far ritorno in ogni momento di difficoltà o in cui ne senta bisogno».
I bambini, quindi, cercheranno la loro base sicura nei momenti di pericolo, di malattia, di stanchezza o dopo una separazione.
Fornire ai bambini una base sicura non può essere confusa con i vizi.

I bambini non hanno vizi: hanno solo bisogni da soddisfare
.

Non abbiate paura di tenere su di voi il vostro bambino, di prenderlo in braccio se piange o di addormentarlo tra le vostre braccia. Solo soddisfando i suoi bisogni si creerà quella base sicura che dalla dipendenza iniziale lo porterà alla tanto ambita autonomia.

Gli sguardi

I giochi di sguardi durante i massaggi, il bagnetto, l'allattamento non favoriscono solo il benessere emotivo del piccolo, ma sono esperienze fondamentali per plasmare lo sviluppo cognitivo. Il piccolo scopre che, se sorride, anche la madre gli sorride: questo gli permette di prevedere le conseguenze delle sue azioni. Questo meccanismo, più tardi, gli consentirà di sapere se un certo suo comportamento sarà sanzionato (faccia imbronciata) o premiato (faccia sorridente).

Da recenti studi è emerso che neonati di sole 72 ore non si limitano a guardare i volti, ma seguono istintivamente anche i movimenti degli occhi e della bocca. L’attenzione condivisa nasce quindi in questo modo, nell’interazione tra madre e figlio: in breve tempo il bambino scopre che, se osserva gli occhi della mamma, riceverà indicazioni non verbali per sapere dove posare, a sua volta, lo sguardo.
Lo sguardo è la forma più potente e primordiale di comunicazione tra esseri umani, un linguaggio che permette di interagire fin da subito e  che si apprende proprio dalla madre e dai caregiver, in un continuo gioco di rimandi e di rispecchiamento.
Agli sguardi si associano poi anche altri gesti, come indicare con il dito o il tono di voce, ed è questa comunicazione che è alla base del linguaggio e nasce già in culla.
A 5-6 mesi di vita, un bambino non si limita più a seguire il dito con lo sguardo, ma è in grado di interpretare l’intenzione della mamma quando muove la mano.  Ecco perché il gioco di sguardi  non è soltanto fonte di reciproca gratificazione emotiva, ma è fondamentale per modulare e indirizzare le capacità di attenzione e concentrazione del piccolo.
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4 dicembre 2024


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