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  ♥   IL PADRE ASSENTE

Che cosa impedisce a un padre di gioire del suo status di papà?
Che cosa trasforma un potenziale papà felice in una persona che non sa accogliere l’esperienza di rivoluzione e cambiamento che la vita offre a ogni uomo quando gli regala la gioia di un figlio?

Nessun uomo nasce già capace di fare il padre, ma a volte qualcuno si defila dal suo ruolo ancora prima di provarci.

Le difficoltà dei padri

Per gli uomini non sempre è facile accogliere l’esperienza della paternità a braccia e a cuore aperto.
Lavoro, analfabetismo emotivo, delega alle madri e precedenti esperienze negative vissute quando si rivestiva il ruolo dei figli sono elementi che ritengo maggiormente implicati nel limitare l’esperienza paterna e nel renderla complessa.

Conoscere perché un papà può rifugiarsi nel lavoro in quanto spaventato dalle difficoltà emotive che fatica a comprendere integrare nella sua nuova vita di padre, può aiutare a fare maggiore chiarezza su chi siamo e chi vogliamo essere.


Nessun uomo nasce già capace di fare IL PADRE, ma a volte qualcuno si defila dal suo ruolo ancora prima di provarci.
E’ come se fuggisse a gambe levate di fronte al peggiore e più minaccioso dei nemici.
Ma un figlio altro non è che un bambino che obbliga ciascuno di noi a rientrare in contatto con il bambino che è stato. Dentro a ciascuno di NOI tuttora vive un mondo infantile che ha i SUONI, gli ODORI, le PAROLE e le EMOZIONI.

Trasformarsi per e con l'arrivo di un figlio costa molta fatica, si deve imparare ad inventare una nuova immagine di sé, a rinegoziare il proprio ruolo “sociale e professionale”, si deve voler cambiare.
Un buon modo per far fronte ai cambiamenti impliciti nel ruolo paterno consiste nel saperli affrontare sin dal momento più precoce. Accompagnare la propria compagna a tutti controlli ostetrico-ginecologici durante la gravidanza, partecipare agli incontri dei corsi di preparazione al parto aperti ai padri.
Affrontare il groviglio di emozioni che accompagnano il percorso della paternità significa concretamente saper piangere e ridere, avere speranza e fiducia, saper parlare delle proprie paure e delle proprie ansie.
Ma gli uomini vivono con molto pudore e timore i cambiamenti profondi che segnano il passaggio a ruolo di padre e di tutto questo non parlano con nessuno.

Generazioni di padri silenziosi, incapaci di piangere e di mostrare emozioni hanno cresciuto figli con le medesime caratteristiche.

La gestione delle emozioni

Gli uomini sono spesso dei grandi analfabeti emotivi; cresciuti con il mito dell’uomo che non deve piangere chiedere mai, spesso i maschi si trovano totalmente “disarmati” di fronte alla complessità emotiva che l’esperienza della genitorialità porta con sé.
Mentre le donne sanno da subito cercare aiuto nelle relazioni, chiedendo ad amiche e alla propria madre consigli, sostegno e appoggio, gli uomini vivono con molto pudore e timore i cambiamenti profondi che segnano il passaggio a ruolo di padre.
Molti papà affrontano l’esperienza della paternità coltivandola come “ un segreto”. Sarò un bravo papà?, ce la farò?, di tutto questo non parlano con nessuno.
Anche a me è successo di riuscire a condividere soprattutto con le donne i molti pensieri che mi hanno assalito alla notizia che sarei diventato PADRE. Non so perché non l’ho fatto in modo ugualmente coinvolgente con altri maschi.
Gli uomini devono avere la possibilità di vincere l’ostacolo del blocco emotivo, devono poter trovare spazi di ascolto e di fiducia, momenti di confidenza e di dialogo nel quale aprirsi con altri uomini sul significato profondo associato all’esperienza del diventare PADRE.

Il bonding padre-bambino

Il bambino costruisce relazioni di attaccamento con chi si prende cura di lui.
Il neonato, in una sana relazione madre-bambino, si lega alla mamma costituendo una diade quasi simbolica.
Se il padre non compare nella scena e non si mette in gioco precocemente corre il rischio di non poterlo fare mai più. L’autoesclusione a cui si condanna il padre nei primi momenti di vita del proprio bambino rischia di generare un effetto con conseguenze a breve a medio e lungo termine. Egli in nessun modo diverrà figura di attaccamento.
Nel momento in cui scatta l’attaccamento, il cucciolo interagisce con chi si occupa di lui generando emozioni intense e grande gioia garantendo soddisfazione a chi accudisce e a chi è accudito.

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